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La storia
A novant'anni dalla posa della sua prima pietra (1912), può ben dirsi che la storia del palazzo di giustizia rispecchia i mutamenti fondamentali che hanno caratterizzato la vita sociale e politica di Trieste e dell'intera regione nel novecento.
Eventi drammatici, ed episodi curiosi, caratterizzano il suo secolo di esistenza, mentre la città passa da un regime all'altro (Austria, Regno d'Italia, fascismo, Governo Militare Alleato, Repubblica Italiana), da una guerra all'altra.
E' nel 1895 che si inizia a parlare della costruzione di un unitario complesso edilizio destinato ad accogliere gli uffici giudiziari, prima sparsi in città, in via Santi Martiri (attuale Duca d'Aosta), via della Sanità (via A. Diaz), e l'archivio dei Libri Tavolari nel vecchio palazzo Bordeaux.
La sua erezione avverrà in un area che all'epoca era chiamata piazza dei Foraggi, o del Fieno, delimitata dalle vie Fabio Severo, Coroneo, della Crociera (attuale via Zanetti) e della Fontana (oggi via Rismondo), ed in cui erano situati una serie di costruzioni di utilità pubblica (macelletto, lavatoio) o fondi locati a ditte private.
Sotto è riprodotta una foto della piazza del Fieno ai primi del '900 (sulla sinistra si scorgono alcuni edifici lungo via Fabio Severo).
Le carceri saranno costruite nell'area retrostante via della Fontana (che in quel tratto verrà a scomparire) ove si trovavano la caserma dell'ex Gendarmeria e stalle militari. La loro ultimazione avverrà nel 1913 e i primi detenuti vi entreranno il 4 luglio 1914.
Diversa è la sorte dei lavori relativi al palazzo di giustizia.
Il suo progetto (come quello delle carceri) è opera dell'architetto Spinnler, della Direzione Edile dei Palazzi di Giustizia di Marburg.
Qui a fianco un particolare del progetto originario (colonnato del frontale).
Problemi di carattere burocratico e finanziario nei rapporti tra il governo dell'Austria e le istituzioni cittadine, capitanate dal magistrato civico Ferdinando Pitteri, impediscono l'inizio dell'esecuzione dei lavori sino al 1912. L'interruzione, peraltro, avverrà di lì a breve con lo scoppio della prima guerra mondiale.
Sulla sinistra una foto degli inizi del '900 che riproduce il piazzale della Caserma Grande, o piazza degli Esercizi; occupava l'area compresa in un quadrilatero limitato dalle vie Fabio Severo, Coroneo, dalla fine dell'attuale piazza Oberdan e dalla facciata dell'erigendo palazzo di giustizia, la cui impalcatura si può notare in alto a sinistra.
Nel 1919 il Regio Governatorato della Venezia Giulia, organo militare con poteri anche civili, nonché prima espressione del governo nazionale sulle zone occupate, al termine della prima guerra mondiale, dall'esercito italiano nel settore orientale del fronte, rimette in discussione il progetto originario, ispirato ad uno stile architettonico non aderente al "gusto artistico italiano", e ne commissiona uno nuovo, che rielabori la sola parte architettonica (facciate stradali e parte decorativa di cortili, ambienti interni e scaloni) e consenta una migliore utilizzazione delle parti ancora non eseguite. Risulta vincitore, a seguito di gara tra tre studi di architetti locali, il progetto di Enrico Nordio, il quale peraltro non si discosta eccessivamente dall'originario impianto, anche perché i lavori di costruzione di quello erano giunti ad un punto (impalcatura del secondo piano) che ne sconsigliava la completa demolizione, per gli eccessivi costi connessi e per l'urgenza dei lavori.
Tuttavia tale urgenza si scontra con una serie di ostacoli di ordine amministrativo, economico ed anche politico (meglio descritti ne "La costruzione del palazzo di giustizia di Trieste nei documenti dell'Archivio di Stato"), che determinano lo slittamento della data di inaugurazione del nuovo palazzo, ancora non ultimato, al 27 ottobre 1929, in concomitanza con i festeggiamenti per l'anniversario della marcia su Roma. A lato la pagina de "Il Piccolo" che riporta la notizia dell'inaugurazione e la foto del palazzo all'epoca.
I lavori saranno ultimati, e tutti gli uffici giudiziari trasferiti, soltanto a metà degli anni '30.
Assieme al rivestimento della facciata, si dà termine alla costruzione delle ampie scalinate interne e alla messa in opera delle travate per il sostegno degli ascensori.
Ciò che però, in questo periodo, desta maggiormente la curiosità della cittadinanza è la collocazione sull'attico di sei grandi statue raffiguranti i giureconsulti Salvio Giuliano, Gaio e Paolo Giulio Aulo, opera dello scultore Asco, ed Emilio Papiniano, Triboniano e Domizio Ulpiano (foto a sinistra), dello scultore Mascherini.
Ogni statua, alta 3,20 metri, è ricavata da un solo blocco di pietra del peso di ben 35 quintali.
Da Ulpiano prende il nome la nuova piazza antistante il palazzo. Una curiosità: Foro Ulpiano si chiama così dal 28 marzo 1919, modificando l'antica denominazione di piazza del Fieno (o "dei Foraggi", non ufficiale).
Ma per quattro anni, dal 1915 al 1918, il piazzale viene battezzato "piazza Principe Eugenio", in memoria del condottiero a servizio degli Asburgo.
A destra, una foto di Foro Ulpiano, e del palazzo ultimato, a metà degli anni '30.
Di rilievo è rammentare che nei primi anni sotto il Regno d'Italia, l'amministrazione della giustizia a Trieste si caratterizza per un rapido mutamento nelle denominazioni degli uffici, ai vari gradi di giurisdizione, ma per un non altrettanto tempestivo adeguamento della procedura a quella nazionale: diverse sezioni dello stesso ufficio giudiziario applicano riti diversi, a seconda anche della prevalenza di magistrati e personale di origine locale oppure proveniente da altre parti del Regno.
I sotterranei del Palazzo nel periodo bellico
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a cura del Club Alpinistico Triestino
Sezione di Ricerche e Studi su Cavità Artificiali
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Tragico risulta l'epilogo dell'occupazione: tra il 28 e il 30 aprile del 1945 i partigiani italiani sferrano l'attacco ai tedeschi; i reparti delle truppe alleate cingono d'assedio il palazzo. Due giorni dopo, le truppe tedesche si arrendono, lasciando spazio all'occupazione jugoslava.
La foto a lato è stata scattata il 2 maggio 1945, e raffigura militari dell'esercito neozelandese che concertano con cittadini le ultime azioni da intraprendere contro i tedeschi asserragliati.
Le forze jugoslave stabiliscono immediatamente i propri organi militari e amministrativi nella città, col malcelato intento di una futura annessione di Trieste alla Jugoslavia.
Viene anche costituito il Tribunale del Popolo per i reati fascisti, i cui primi processi si tengono per due giorni (11 e 12 giugno), dopo i quali l'attività del tribunale viene sospesa per ordine della nuova amministrazione militare alleata.
Con l'accordo di Belgrado del 9 giugno 1945 tra anglo-americani e jugoslavi l'occupazione dei partigiani di Tito ha termine e si costituisce un Governo Militare Alleato, con a capo il maresciallo Alexander che scioglie il Tribunale del Popolo, si dichiara responsabile esclusivo in materia amministrativa e giudiziaria, ripristina la legislazione italiana anteriore all'occupazione tedesca, ed istituisce tre gradi di Tribunali militari alleati. Con Ordine Generale n.6 del 12 luglio conferma le autorità giudiziarie italiane esistenti fino all'8 settembre 1943 nel territorio occupato della Venezia Giulia (quindi non la Corte di Cassazione in Roma).
L'entrata in vigore del Trattato di pace con l'Italia (15 settembre 1947) determina una nuova fase politico-amministrativa: viene istituito il Territorio Libero di Trieste, sotto l'egida del Consiglio di Sicurezza dell'O.N.U., diviso nelle Zone A (sotto amministrazione anglo-americana) e B (jugoslava), al cui vertice vi è un Governatore, e con nuovi organismi istituzionali locali esecutivi e legislativi. Il Governatore, tuttavia, non viene mai nominato, di fatto prorogando un sistema provvisorio amministrato dai Comandi Militari Alleati.
La stipulazione del Memorandum d'intesa del 9 maggio 1952 a Londra determina l'ultima fase di governo del Territorio Libero di Trieste, definendo con precisione la struttura amministrativa interna del G.M.A.; un nuovo Memorandum d'intesa del 5 ottobre 1954, abolisce i Governi militari nelle zone A e B e sancisce il passaggio definitivo di Trieste all'amministrazione italiana. Anche l'organizzazione giudiziaria e la procedura applicata alle cause torna ad essere la stessa che nel resto della Repubblica.
Sotto, un'immagine del palazzo di giustizia alla fine degli anni '50.
Internamente, la ricostruzione e l'arredamento dell'aula della Corte d'Assise vengono effettuati nel 1960 a cura dell'arch. Umberto Nordio.
Per un maggiore approfondimento e leggere i documenti ufficiali:
La costruzione del palazzo di giustizia di Trieste nei documenti dell'Archivio di Stato
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