TRIBUNALE ORDINARIO DI TRIESTE

RELAZIONE PER IL DISCORSO INAUGURALE

ANNO GIUDIZIARIO 2003

Seguendo la direttiva della Procura Generale presso la Corte di Cassazione, relativa al discorso inaugurale per l'anno 2003, ed in risposta alla Sua richiesta del 26 giugno '02, fornisco alla S.V. le seguenti, sintetiche notizie circa l'attività del Tribunale di Trieste nel periodo 1 luglio '01 - 30 giugno '02.

 

I

 

A) CARATTERISTICHE DELLA CRIMINALITA’ NEL CIRCONDARIO DI TRIESTE

 

RIF.2-3) Va ribadito che il controllo sociale di quest’area, sostenuto da una forte tradizione civica e culturale, ha continuato a costituire, anche nel periodo in esame, un serio antidoto del crimine e, soprattutto, del diffuso radicamento di associazioni di tipo mafioso.

Nonostante anche qui non manchino i furti, gli scippi e le rapine, resta il fatto che la vita sociale si svolge con una tranquilla normalità, ormai sconosciuta in troppe altre città italiane: non c’è zona di Trieste, che la presenza consolidata di delinquenti abbia reso oggettivamente pericolosa per i cittadini.

Certo, la tensione politica continua ad essere alimentata da una storia, che ha fatto di questa città qualcosa di assolutamente unico per la convivenza di tante diverse etnie, religioni e culture, ma anche per essere stata, in un passato non dimenticato, teatro di pesanti persecuzioni e conflitti etnici e politici.

Ed è in questa storia che si radicano e convivono pulsioni culturali e politiche profondamente contrapposte, in un clima conflittuale, che non può non incidere sulla capacità della città di interpretare appieno quel ruolo protagonista, nella apertura culturale e commerciale ai paesi ed alle popolazioni dell’Europa orientale, che la sua collocazione geografica ed il suo passato economico e politico, ma, soprattutto, culturale, le hanno riservato.

Poiché, peraltro, queste tensioni non hanno prodotto delitti politici, né delitti di carattere terroristico, mentre la buona tenuta del tessuto sociale ha finora impedito crimini riconducibili alle attività delinquenziali delle associazioni di tipo mafioso ed alle infiltrazioni di tali gruppi organizzati nei vari settori economici, se ne può concludere che nel circondario di questo Tribunale la criminalità non presenta aspetti di accentuata gravità.

La criminalità organizzata in qualsiasi forma e con qualsiasi denominazione, fatta eccezione per quanto in prosieguo precisato in relazione al fenomeno dell'immigrazione clandestina di stranieri, è, infatti, fortunatamente sconosciuta.

 

RIF.3-6) Non per questo gli uffici giudiziari sono meno gravati di lavoro.

Accanto alle manifestazioni di una microcriminalità diffusa ed operante soprattutto nei settori dello spaccio di sostanze stupefacenti, del contrabbando, dei reati tributari, societari e fallimentari, si segnalano, le ben più gravi attività criminose riconducibili all'introduzione nel territorio dello Stato, attraverso la vicinissima linea di confine, sia di quantitativi a volte anche molto elevati di stupefacenti provenienti generalmente dalla Turchia o dal Medio Oriente, sia di armi e munizioni da guerra ovvero di armi comuni da sparo, in parte provenienti dai territori balcanici e per lo più destinati alla malavita organizzata nazionale.

Il fenomeno dell'immigrazione clandestina di stranieri nel territorio dello Stato e delle consequenziali attività di favoreggiamento agli ingressi clandestini ha assunto nel periodo considerato dimensioni quantitative molto elevate, posto che risultano iscritti per quest’ultimo titolo di reato n. 247 procedimenti (contro i 222 ed i 211 dei precedenti periodi), relativi a ben 522 episodi criminosi. Ciò ben si spiega quando si consideri che il confine di terra del circondario è, storicamente e geograficamente, la porta d'accesso dei Paesi dell'Est europeo e dei Balcani e che il porto di Trieste costituisce l'attracco privilegiato dei traghetti provenienti dall'Albania e dalla Turchia, ove non ha ancora trovato soluzione il noto problema della minoranza curda.

Le indagini sull'attività di favoreggiamento all'ingresso clandestino di stranieri hanno talora consentito di individuare l'esistenza di vere e proprie organizzazioni criminali operanti in collegamento con analoghe organizzazioni straniere e nazionali, sovente dedite allo sfruttamento della prostituzione sul territorio dello Stato.

Particolare impegno ha richiesto la trattazione del procedimento, attribuito all’Ufficio G.I.P. ex art. 51co. 3 bis CPP ed originato dalle indagini avviate in ordine all’esplosione , avvenuta in Udine il 23.12.1998, di un ordigno che ha cagionato la morte di tre poliziotti ed il ferimento di una quarta persona (proc. n. 1197/99 R.G. G.I.P. contro Andreicik Tatiana + 34).

Le complesse ed approfondite indagini hanno consentito di accertare, per la prima volta in ambito distrettuale, che nel circondario del Tribunale di Udine era operante una associazione criminale di stampo mafioso, costituita in larga parte da immigrati albanesi, dedita allo sfruttamento della prostituzione ed al favoreggiamento all’introduzione clandestina di stranieri nel territorio dello Stato. In esito alle indagini preliminari, nel corso delle quali sono state emesse numerose ordinanze applicative di misure cautelari, il processo è stato definito, davanti al GUP di Trieste, con il rinvio a giudizio di numerosi imputati davanti alla Corte d’Assise di Udine.

Una menzione va fatta anche per i due processi di omicidio volontario, decisi dal GUP , dott. Truncellito,con il rito abbreviato: quello a carico di Carli Mariella , condannata a 11 anni e 8 mesi di reclusione, nonché quello a carico di Ye Wu e di Ye Huang Hong, condannati, rispettivamente, a 12 anni e 8 mesi ed a 14 anni di reclusione.

RIF. 5-7-8-9-10-12-13) Tra i delitti che hanno suscitato maggior allarme sociale, vanno segnalate le rapine (54 i processi davanti alla sezione dei GIP e 25 quelli davanti alla sezione penale) e le estorsioni (31 i processi davanti alla sezione dei GIP e 6 quelli davanti alla sezione penale). Non risultano procedimenti per sequestro di persona a scopo di rapina o estorsione.

Ben 35, invece, i processi trattati dalla sezione penale per reati ambientali e 9 quelli contro la salute dei cittadini, mediante la violazione delle norme sulla tutela delle acque dall'inquinamento o mediante l'adulterazione e la contraffazione di sostanze alimentari corrotte o sofisticate. I processi per i reati previsti dalle leggi 23.12.1986 n. 898 e 4.11.1987 n. 460 concernenti l'inosservanza degli aiuti e dei regolamenti comunitari in materia agricola sono stati 2 ed altrettanti quelli previsti dalla L. 23.12.1993 n. 547 in tema di criminalità informatica.

Contenuto resta il numero dei reati di violenza sessuale (8) e di pedofilia (1), giudicati dalla sezione penale; 6 gli omicidi colposi per violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro.

Meritano una segnalazione anche gli 86 processi per truffa, i 4 per usura ed i 225 per furto, celebrati dalla sezione penale.

Significativa e meritevole di menzione è l’esistenza di forme criminose, come quelle di cui all’art. 643 CP (circonvenzione di incapaci), che vengono favorite dalla anzianità e vecchiaia di larghe fasce della popolazione residente nel circondario.

Anche l’analisi della situazione del circondario di Trieste, sia pure limitata al settore giudiziario, non può, infatti, ignorare il pesante dato, fornito dalla distribuzione per età della sua popolazione: continua ad aumentare lo scarto negativo tra nati e morti; la percentuale degli ultrasettantenni ha raggiunto il 19,60 %, mentre quella dei minori di 14 anni si è attestata sul 9,98 %, con la conseguenza di uno scarto negativo, tra nati e morti, che , nel periodo in esame (1/7/’01-30/6/’02), sale a 2. 533 unità. Anche aggiungendo il numero di immigrati (n.4340, dei quali soltanto n.1337 dall'estero), peraltro in parte compensato dal numero degli emigrati (3442), il saldo complessivo resta negativo (-1223).

 

RIF.11) I procedimenti per reati societari e fallimentari, nonché per altre fattispecie inerenti al diritto penale dell'economia, pur mantenendosi su dimensioni qualitative e quantitative non particolarmente elevate (n. 65, davanti alla sezione dei GIP e 20 davanti al quella) hanno segnato un sensibile aumento rispetto al numero complessivo di detti procedimenti, riscontrato nei due periodi precedenti (43 e 52).

La dimensione di questa particolare patologia criminale resta, peraltro, significativa di un tessuto commerciale e finanziario abbastanza sviluppato, anche oltre confine, ma con molti componenti sempre sull’orlo della crisi.

Meritevoli di menzione appaiono i procedimenti penali conseguiti al fallimento della Cantieri Trieste S.p.A. e della Banca di Credito di Trieste, che hanno coinvolto grosse "holding" ed il cui deficit, per le notevoli dimensioni quantitative, ha avuto notevoli ripercussioni sull'economia locale.

 

RIF.4) I procedimenti per reati contro la P.A., trattati dalla sezione dei GIP sono stati complessivamente 352 (contro i 280 del periodo precedente); davanti alla sezione penale si sono celebrati 2 processi per peculato, 2 per corruzione e 5 per abuso d’ufficio.

 

RIF.5) Quanto alla Corte d’Assise, va dato atto, con soddisfazione, del fatto che, nel periodo in esame, nessun processo risulta pendente, né sopravvenuto.

 

B) ASPETTI OPERATIVI E RISULTATI APPLICATIVI INDOTTI DAL NUOVO CODICE DI PROCEDURA PENALE.

RIF.1) La ricognizione degli aspetti operativi e dei risultati applicativi indotti dal vigente codice di procedura penale, con particolare riguardo agli effetti della distribuzione degli affari tra i giudici di primo grado, conseguente all’entrata "in efficacia" del Giudice Unico, passa, ovviamente, per il computo dei procedimenti pendenti all’inizio del periodo e di quelli sopravvenuti ed esauriti durante lo stesso. Va, peraltro, subito evidenziato, secondo quanto rilevato dalla dirigente della sezione penale, responsabile delle statistiche, che i dati oggi resi disponibili tramite il RE.GE. continuano a risentire del fatto che, dopo l’abbandono dei registri cartacei, la velocità di inserimento dei dati relativi agli scarichi non avviene ancora in tempo reale, costringendo il personale ad accertare le pendenze avvalendosi in parte dei dati del RE.GE. e, in parte, di quelli tuttora forniti dai registri cartacei.

La situazione, certo transitoria in quanto dovuta alla carenza di personale, verificatasi da ultimo nella cancelleria penale, dovrà essere oggetto di particolare attenzione e vigilanza da parte della dirigenza e della responsabile di detta cancelleria, anche al fine di verificare la possibilità di dotare il settore di altro personale, attualmente impiegato in altri settori.

L’inconveniente non risulta, comunque, di rilievo sufficiente a togliere attendibilità ai dati che seguono, molti dei quali ottenuti anche a seguito del controllo materiale dei fascicoli.

 

Alla fine del giugno 2001 le pendenze davanti alla Sezione G.I.P. del Tribunale ammontavano, complessivamente, a n. 2153 procedimenti, contro i 2114 del 30/6/2000.

I procedimenti iscritti nel periodo nel registro "noti" sono stati 8018, contro i 7343 ed i 9.055 dei due periodi precedenti.

Ciò attesta come, dopo la notevole diminuzione delle sopravvenienze (di ben 1712 processi), verificatasi nel periodo 1/7/’00-30/6/’02 e certo dovuta agli effetti della depenalizzazione (rilevanti, per la quantità dei procedimenti e dei fatti che ne formano oggetto, quelle degli artt. 341 e 688 C.P., quella di cui al D.Lgs n.74/’00, abrogativo della legge n.516/’82, riguardante numerose violazioni finanziarie, nonché quelle relative a numerose contravvenzioni del codice della strada e della legge doganale ), il numero di procedimenti stia nuovamente risalendo.

Ma detto incremento ( di 675 processi) dimostra, soprattutto, come le sopravvenienze penali del Tribunale poco o nulla abbiano fino ad oggi risentito della nuova competenza penale del Giudice di Pace, pur vigente dall’inizio del 2° dei due semestri qui considerati.

Poiché, peraltro, i dati qui esaminati dipendono anche, se non esclusivamente, dai tempi tecnici della Procura della Repubblica e, in particolare, dal tempo a quell’Ufficio necessario ad investire dei processi il giudice, è ancora troppo presto per arrivare a serie conclusioni in ordine agli effetti deflattivi della nuova competenza in materia penale.

Conseguente anche l’aumento dei provvedimenti di archiviazione (n. 5714 contro i 5365, con un numero che si va riavvicinando a quello ben più elevato - 6.735 - del periodo ancora precedente), che mantiene pressoché costante il rapporto tra il numero complessivo dei processi pervenuti e quello per i quali è stata chiesta l’archiviazione.

Diverso, invece, il segnale proveniente dal numero di decreti penali emessi: è salito da 814 a 1304, ma va dato atto che un buon numero di questi riguarda un arretrato, su cui è utilmente intervenuta una riorganizzazione del servizio, attuato dalla dirigenza con il pieno supporto del personale addetto (sig.ra Tomizza); non solo, infatti, le richieste provenienti dalla Procura sono diminuite nel periodo da 814 a 708, ma quasi tutte riguardano reati commessi prima del 2/1/’02 e sono, quindi, destinate a diminuire di molto quando cominceranno a riguardare reati, che, per essere stati commessi successivamente a tale data, saranno caduti nella competenza del Giudice di Pace.

I procedimenti esauriti (dato REGE) risultano, nel periodo, n. 8421, 1304 dei quali con decreto penale; ne risulta una consistente riduzione della pendenza complessiva, dai 2153 processi del 30/6/'01 ai 1750 del 30/6/'02.

 

I decreti che dispongono il giudizio ordinario (276 contro i 186, i 212 e i 245 dei periodi precedenti) sono nuovamente in aumento: di questi 173 hanno investito il tribunale in composizione monocratica e 103 in composizione collegiale.

I decreti che hanno disposto il giudizio immediato sono stati 14.

Delle 632 sentenze emesse, 396 (contro le 378 e le 396 dei periodi precedenti) hanno applicato la pena su richiesta, ex art. 444 CPP; 149 (contro le 153 e le 350 dei periodi precedenti) hanno dichiarato non doversi procedere e 80 (contro 66 e 73 dei periodi precedenti) hanno fatto seguito al giudizio abbreviato.

Questi dati sembrano indicare una tendenza stabilizzatrice del numero dei diversi provvedimenti definitivi, che appare particolarmente significativa con riguardo a quel rito abbreviato, sul quale la riforma "Carotti" aveva investito serie speranze di accelerazione e che, invece, si sta rivelando tuttora scarsamente utilizzato.

 

L’aumento dei provvedimenti di autorizzazione delle intercettazioni telefoniche, passati, nei periodi precedenti, da 404 a 506 ed in quello in esame a ben 700, mentre 1855 sono stati i decreti di proroga (639 a 1288 quelli dei periodi precedenti), sta a confermare l’incremento dell’attività investigativa, riguardante i processi, sui quali la sezione è chiamata a pronunciare.

E la crescita complessiva dell’attività della D.D.A., verificatasi in questi ultimi anni, ben percepibile in termini di ordinanze applicative di misure coercitive personali (n.240 contro le 225 del periodo precedente), riguardanti soprattutto i reati di immigrazione clandestina, grava per intero sulla sezione GIP del Tribunale di Trieste, presso la quale pendono attualmente 17 processi di competenza distrettuale, per la maggior parte in fase di indagini preliminari (da menzionare, tra questi, per la loro complessità e rilevanza, quello per le infiltrazioni camorristiche nella zona di Monfalcone e Gorizia e quello, durato quasi due anni ed ormai in fase di udienza preliminare, riguardante la mafia e la strage di Udine).

Come pure va segnalato che per alcuni tra i più importanti processi in carico alla Sezione (v. quanto meglio specificato con riguardo al lavoro dei giudici della Sezione penale), le incompatibilità nelle quali sono venuti a trovarsi tutti i componenti ha reso necessaria l’applicazione alla Sezione GIP di giudici della Sezione Penale. Ciò è avvenuto, complessivamente per 5 processi, tra i quali merita, in particolare, di essere ricordato, quello per associazione a delinquere, finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione illegale in Italia di clandestini cinesi e bengalesi, celebrato a carico di Josip Loncaric, ritenuto il capo di una delle più vaste, complesse e pericolose organizzazioni criminali del settore; il processo si è chiuso con la condanna del Loncaric a complessivi 14 anni di reclusione (giudice in funzioni di GUP:.Picciotto).

 

Se ne deve senz’altro concludere che la sezione G.I.P., ben diretta dal presidente Trampus e dal presidente aggiunto Sarpietro, con i giudici Truncellito e Tomassini, ha dimostrato, anche nel periodo in esame, un’ottima efficienza ed una indubbia capacità di tenuta di fronte agli effetti dell’unificazione e di tutti i recenti provvedimenti normativi.

Positivo il supporto delle cancellerie, che, sotto la direzione del dott. Triuci, sembrano aver trovato un buon assetto operativo.

Nondimeno, costituendo lo "snodo" più delicato e critico del nuovo processo penale, questa sezione richiede che il monitoraggio della sua attività si mantenga attento e continuo.

 

Quanto alla Sezione Penale del Tribunale, va segnalata una significativa ripresa delle sopravvenienze, che ha invertito la linea di tendenza, segnata dalla diminuzione dai 2012 processi del periodo 1/7/’99 – 30/6/’00 ai 1917 di quello 1/7/’00 – 30/6/’01; la sopravvenienza complessiva nel periodo è stata, infatti, di ben 2424 processi, mentre continua l’aumento percentuale di quelli di rito monocratico, passati nei suddetti periodi da 1769 a 1804 e, ancora, a 2310, rispetto a quelli di rito collegiale, scesi da 243 a 113 ed a 114.

Ne risulta comprovata la forte azione di filtro ormai strutturalmente assunta dalla Sezione GIP, specialmente con riguardo ai processi per i reati più gravi..

La Sezione, ottimamente condotta dal presidente Termini, composta dai giudici Dainotti, Rigo, Barresi, Carlesso, Vascotto e Gianelli, nel precedente periodo già aveva abbattuto la pendenza, salita, nel periodo 1/7/’99 – 30/6/’00, a 1442 processi (n. 1330 di rito monocratico e 112 di rito collegiale), riducendola a 896 (818 di rito monocratico e 78 di rito collegiale). L’impegno, concretizzatosi in 2.384 sentenze, 142 delle quali di rito collegiale, sembrava difficilmente ripetibile; ma, anche in quest’ultimo periodo, la risposta della Sezione, ben coadiuvata dalla dott.ssa Contento, responsabile dei servizi del settore, nonché da tutto il personale di cancelleria, è stata molto efficace.

Basti considerare che, nel periodo in esame, sono stati esauriti ben 2561 processi (2465 di rito monocratico e 96 di rito collegiale) contro i 2463 del periodo precedente, con la conseguenza che la pendenza dei primi è scesa da 818 a 663, mentre quella dei secondi è aumentata, in modo poco significativo, da 78 a 96; questo brillante risultato è stato ottenuto con l’emissione complessiva di 2.456 sentenze, 2368 delle quali di rito monocratico e 88 di rito collegiale; compongono detto totale 97 sentenze pronunciate a seguito di rito abbreviato e 658 con applicazione della pena a richiesta dell’imputato (contro le 84 e le 644, rispettivamente, del periodo precedente.

 

Ciò anche se la lettura di questi numeri richiede alcune importanti precisazioni:

  1. il calcolo delle pendenze alla data del 30/6/’02 ha dovuto essere effettuato ancora "manualmente", importando qui sia computare tra gli esauriti tutti i processi per i quali la sentenza è stata emessa, se pure non ancora depositata, sia, soprattutto, pervenire a risultati non condizionati dai ritardi nello scarico dei fascicoli dal REGE, indotti dalle vacanze, verificatesi, soprattutto in questi ultimi mesi, nei posti del personale addetto alla cancelleria penale. Per questa ragione, come gia detto sub Rif.1), i dati qui utilizzati possono non coincidere con quelli forniti dal REGE.
  2. Il dato assai contenuto della pendenza non deve trarre in inganno circa la quantità di lavoro, che grava sulla sezione: già si è indicata in 2424 la sopravvenienza complessiva del periodo in esame; ora, si consideri che dei processi pendenti, cioè iscritti nel ruolo della sezione ed in attesa di essere esauriti, non possono far parte tutti quei processi che, pur non essendo stati ancora ufficialmente (e fisicamente) trasmessi dalla Procura al Tribunale, a questo sono stati nondimeno annunciati, onde consentire la loro distribuzione nelle varie udienze e la conseguente indicazione delle stesse nei decreti di citazione a giudizio, che la Procura dovrà emettere. Allora, è certo utile alla comprensione del carico dell’Ufficio sapere che, al 30/6/’02, i processi, di rito collegiale o monocratico, già distribuiti nelle successive udienze dibattimentali (tra questi, dunque, compresi quelli risultanti già ufficialmente pendenti) erano ben 1450. Questo, dunque, è il dato corrispondente al carico, se non alla pendenza, reale.

 

Anche con riguardo ai tempi dei processi la situazione può essere definita senz’altro buona. La fissazione delle udienze continua ad essere contenuta in tempi certamente brevi, mediamente non superiori, per processi con imputati detenuti, ai due mesi e, per gli altri, a 4 -5 mesi.

Si consideri che i 1450 processi, costituenti tutto il carico della sezione (molti dei quali ancora non trasmessi ufficialmente e fisicamente dalla Procura al Tribunale) sono tutti distribuiti in udienze che non vanno oltre il mese di maggio 2003 e che soltanto 58 di questi sono stati fissati nei mesi di aprile e maggio.

Ne risulta un sostanziale miglioramento rispetto alla situazione del precedente periodo, che richiedeva tempi medi dai 6 agli 8 mesi per la fissazione di processi a carico di imputati non detenuti.

 

Ancora, va rilevato come lo stabilizzarsi dei processi di rito collegiale in numero certo contenuto (113 nel precedente periodo, 114 in questo) venga ampiamente bilanciata, quanto alla durata dell’istruttoria dibattimentale e del numero di udienze necessarie per la definizione dei processi, dalle recenti modifiche legislative, legate all’introduzione della legge Carotti ed alle norme di attuazione dei principi costituzionali del "giusto processo"(v. legge n. 267/’97; legge cost. n.2/’99; legge n. 63/’01), in tema di valutazione delle prove.

E merita ricordare come, nel periodo in questione, siano stati definiti vari importanti processi, che si trascinavano da diverso tempo: tra questi, quello a carico di Corbo Bibbiano +3, per il reato di calunnia, conclusosi con sentenza di condanna;

quello a carico di Visentin Ido +3, per il reato di bancarotta, conclusosi con sentenza di assoluzione;

quello a carico i Angeletti Pierluigi e altri, per i reati di associazione a delinquere, ricettazione, traffico di armi e droga, conclusosi con sentenza di condanna;

quello a carico di Nicic Stefan e altri, per reati connessi all’immigrazione clandestina, conclusosi con sentenza di condanna per alcuni e di assoluzione per altri.

Ma questo detto, deve essere chiaramente evidenziato che gran parte del lavoro, che la Sezione penale è chiamata a svolgere e che assorbe pesantemente tutti i suoi componenti, con ritmi di lavoro sempre dettati dall’urgenza e dalla quantità del materiale da esaminare, è costituita, per quanto meglio specificato al seguente paragrafo, dai riesami e appelli riguardanti le misure cautelari.

Né si può trascurare il gravoso impegno, che è stato richiesto nel periodo in esame all’uno o all’altro giudice della Sezione e che è risultato pesantemente invasivo dei già serrati ritmi del lavoro ordinario: impegno chiaramente non preventivabile, in quanto imposto dalle incompatibilità di tutti i giudici della Sezione GIP e dalla conseguente necessità di investire delle funzioni di GUP un giudice della Sezione Penale, proprio in alcuni tra i processi più delicati, complessi e con il maggior numero di imputati (v. sub nota n.1).

 

Tutto ciò costituisce una tangibile riprova del fatto che gli ottimi risultati sono certamente frutto dell’impegno e della fatica di ciascuno, ma richiedono anche l’impiego di quantità adeguate di risorse umane e logistiche:

è la copertura del suo organico (v. l’arrivo della dott.ssa Barresi) che consente alla Sezione di osservare, anzi di migliorare per il secondo anno consecutivo, il programma di lavoro, messo a punto con la riorganizzazione del 2/1/’00, data di entrata in efficacia del Giudice Unico; il numero delle udienze già programmato in 32 (8 collegiali e 24 monocratiche), contro le 28 (tra Pretura e Tribunale), previste nel periodo precedente l’unificazione, è stato ampiamente superato anche in quest’ultimo periodo, con una media di udienze mensili (eccezion fatta per il periodo feriale , ma senza contare le direttissime) pari a 36.

Tutto ciò ha gravato pesantemente sulle cancellerie ed è stato reso possibile anche dalla loro capacità di sostenere questo ritmo: più direttamente esposte quella incaricata del dibattimento (sig.ra Migliardi) e quella del Tribunale della Libertà (sig. Del Fabbro), ma non meno gravate quelle incaricate delle esecuzioni (sig.ra Vaira) e delle schede (sig.re Bonetti e Baldassarre).

La dotazione delle aule penali con impianti di video-registrazione, la continua attenzione posta alle esigenze delle Cancellerie e l’unificazione organizzativa, ormai conseguita da oltre due anni, sono altri fattori non secondari di questo successo; ciò anche se permangono le consuete carenze delle strutture amministrative, con il personale di cancelleria sempre in sofferenza numerica.

 

Tutto ciò sembra stabilizzare quel buon risultato, soprattutto in termini di produttività, giustamente atteso, anche nel settore penale, a seguito dell’entrata in vigore del Giudice unico.

 

Come ben si vede dai dati fin qui forniti, è ancora troppo presto per valutare l’alleggerimento dei carichi di lavoro della sezione dei G.I.P. (limitatamente ai decreti penali di condanna), ma, soprattutto, della sezione dibattimentale, conseguente alla entrata in vigore della competenza penale del Giudice di Pace.

La Procura sta tuttora richiedendo al Tribunale di provvedere su reati commessi nel 2001 e di ciò, evidentemente, risente il dato relativo ai procedimenti di competenza del Giudice di Pace, riguardanti reati commessi dopo il 2/1/’02.

Non resta, quindi, che attendere ancora qualche mese per verificare la esattezza della previsione, per la quale il numero di procedimenti, che dovrebbe passare alla competenza penale del Giudice di Pace a seguito della legge n. 468/’99, dovrebbe essere pari al 40% delle sopravvenienze di rito monocratico.

 

Per ora, è, comunque, interessante annotare che, nel primo semestre 2002, i processi penali sopravvenuti davanti al Giudice di pace di Trieste sono stati, complessivamente, 304 e che, di questi, 246 sono stati esauriti con decreti di archiviazione e 32 con sentenza; in 9 casi sono state applicate sanzioni paradetentive.

Quanto agli 89 reati, per i quali c’è stata richiesta di dibattimento, sono state 72 le guide in stato di ebbrezza, 4 le lesioni colpose, 3 le ingiurie, 7 le percosse, 1 le lesioni volontarie, 1 l’invasione di terreni, 1 il rifiuto di cui al 652 CP.

E’ qui, peraltro, il caso di rilevare come la mancata dotazione del Giudice di Pace dello strumento del decreto penale rischi di appesantire inutilmente il compito assegnatogli; come pure, sempre in tema di dotazioni, questa volta logistiche, sembra opportuno che il Ministero accolga la richiesta di fornire anche questi Uffici di impianti di registrazione, con i quali sveltire e rendere più affidabile la verbalizzazione.

 

RIF. 2) Nessun particolare problema si è posto, presso l’ufficio G.I.P., in tema di misure cautelari personali (n. 240, contro le 225 e le 270 dei periodi precedenti), segnatamente di quelle coercitive, la cui applicazione è stata contenuta in termini temporali decisamente ridotti, fatta eccezione per i reati più gravi, quali introduzione, cessione e detenzione a fini di spaccio di ingenti quantitativi di stupefacenti, introduzione e porto di armi da guerra e favoreggiamento all'introduzione clandestina di stranieri, per i quali, comunque, non si sono mai superati i termini massimi di custodia cautelare.

Sempre in materia di misure cautelari personali, la modifica alla competenza territoriale introdotta dall'art.16 co.1 e 17 della legge n.332/'95, continua a penalizzare pesantemente questo Tribunale, che, pur essendo quello del luogo dove ha sede la Corte d'appello, ha, anche dopo l’unificazione, un organico di soli 24 magistrati, per di più solitamente scoperto di due - tre unità, comunque insufficiente, in queste condizioni, a far fronte, oltre ai propri anche a tutti i procedimenti di riesame ed appello riguardanti le misure cautelari inflitte nel distretto, pari, nel periodo, a 619 procedimenti (410 i riesami, 355 dei quali su misure personali; 209 gli appelli, 194 dei quali su misure personali).

Va dato, peraltro, atto dell’inversione della tendenza al continuo, sembrava inarrestabile, aumento di queste procedure, salite nei tre precedenti periodi da 313 a 492 e a 694. Ed è di qualche interesse rilevare come il totale di detti procedimenti, relativi in questo periodo a misure personali (549), risulti proporzionalmente inferiore al numero di quelli del precedente periodo (643).

Ciò, comunque, non toglie che, in un solo triennio, il flusso di lavoro in questo settore sia pressoché raddoppiato ed assorba in maniera ormai esclusiva, secondo i noti criteri di rilevazione statistica, l’impegno di almeno due giudici; carico davvero gravoso ed in alcuni periodi insostenibile per la Sezione, specie se raffrontato al numero effettivo dei suoi giudici. Merita, in proposito, sottolineare che è ormai venuto meno l’apporto sia dei giudici di altri Tribunale del distretto, sia di quelli addetti al settore civile, con la sola eccezione del presidente della sezione civile, dott. Da Rin, che, ad evitare incompatibilità al presidente della sezione penale, presiede i collegi del Tribunale della Libertà in tutti i procedimenti di competenza del Tribunale di Trieste. Insomma la sezione penale ha finito, ormai, per farsi carico stabilmente di un lavoro di competenza distrettuale, benché le strutture organizzative ed il personale siano rimasti sostanzialmente invariati.

Ne consegue che la copertura dell’organico del Tribunale di Trieste, per il servizio che questo Ufficio va prestando all’intero distretto in una materia come quella della libertà personale, nella quale giustamente si pretendono risposte immediate, deve essere oggetto della massima e più tempestiva attenzione, da parte prima del Consiglio Giudiziario, poi del C.S.M.; ciò mentre il periodo in esame è stato connotato da una scopertura di un posto di giudice, nonché dall’assenza per maternità di due giudici; vacanze ed assenze, che, proprio per le pressanti esigenze del settore penale, ha pesantemente gravato sui settori civile e del lavoro e che, soltanto grazie all’impegno dei magistrati addetti a questi settori, non è stata avvertita dall’utenza con altrettanto disagio.

 

RIF. 3 e 4) E’ ancora troppo presto per poter fornire dati attendibili circa l’incidenza, sullo svolgimento delle indagini preliminari, delle nuove disposizioni in materia di indagini difensive (legge n.397/’00) e di difesa d’ufficio (legge n.60/’01). Lo stesso dicasi per le modifiche all’art. 111 Cost. apportate in materia di assunzione e valutazione delle prove dalla legge costituzionale n.2/’99 e dalla legge di attuazione n.63/’01.

Ciò che, per ora, ne risulta è il non trascurabile impegno aggiuntivo della Sezione GIP, soprattutto per l’assunzione, in sede di incidente probatorio, dell’esame, quasi sempre richiedente l’impegno di varie udienze, di imputati di reato connesso (45 il numero degli incidenti probatori nel periodo).

Né diverso, in termini di maggiore impegno di tempo e di risorse, è, ovviamente l’effetto delle nuove norme sui processi in fase dibattimentale.

 

RIF.6) I procedimenti speciali, e particolarmente il giudizio abbreviato e quello per applicazione di pena su richiesta delle parti, sui quali lo stesso legislatore aveva fondato le proprie speranze di buona riuscita della riforma, continuano ad avere, quanto ai processi di competenza del Tribunale, una incidenza ancora troppo modesta ai fini deflattivi .

Basti pensare che, sui 915 provvedimenti emessi nel periodo dalla sezione dei G.I.P. (archiviazioni escluse), soltanto n. 396 sono stati eliminati con i procedimenti speciali dell'applicazione di pena a richiesta (n. 378 e 396 nei periodi precedenti) ed 80 a seguito del giudizio abbreviato (n. 66 e 73 nei periodi precedenti), così come, su un totale di 2456 sentenze emesse nel periodo dalla Sezione Penale, soltanto 97sono state emesse a seguito di giudizio abbreviato e 658 con applicazione di pena a richiesta degli imputati (84 e 644, rispettivamente, nello scorso periodo).

Quanto alle cause dell’insufficiente riuscita degli istituti in esame, esse vanno individuate principalmente nella lentezza dei procedimenti, in particolare nei tempi lunghi dei dibattimenti (peraltro fisiologicamente condizionati dalle complesse procedure di acquisizione delle prove) e, soprattutto, dei successivi gradi di giudizio, che rendono concretamente prospettatili agli imputati ben migliori benefici, quali prescrizioni, depenalizzazioni, amnistie, indulti, etc.

In ogni caso l'esperienza ha dimostrato che l'istituto dell'applicazione della pena su richiesta resta confinato quasi esclusivamente ai casi in cui la pena detentiva concordata rientri nei limiti della sospensione condizionale ovvero della sostituzione con quella pecuniaria.

Come, poi, si ricava chiaramente dai dati disponibili, il giudizio abbreviato, pur a seguito delle rilevanti modifiche apportate a questo rito dalla legge n.479/’99, come integrata dal d.l. n.82/’00, convertito con modificazioni dalla legge n.114/’00, continua ad essere utilizzato, almeno in termini quantitativi, solo marginalmente; anche se va, peraltro, evidenziato come questo rito venga, per contro, utilizzato, proprio nei processi per i reati più gravi, da quegli imputati, che, posti di fronte ad un consistente materiale probatorio, ritengono opportuno ripiegare su una sicura riduzione della pena.

Se ne deve, comunque, concludere che i dati fin qui disponibili non consentono di affermare il buon successo di una linea di tendenza, che consegni alla definizione del GUP un numero sempre maggiore di processi, riducendo conseguentemente quelli celebrati in dibattimento.

Quanto alla durata media dei giudizi, celebrati con rito abbreviato, essa, fatta soltanto eccezione per i processi di maggiore complessità, è risultata mediamente compresa nell’ambito di poche udienze.

 

RIF. 7) Gli effetti della nuova disciplina dell’udienza preliminare del procedimento davanti al tribunale in composizione monocratica sono ricavabili dai seguenti dati: nel periodo in esame i processi di rito monocratico, pervenuti alla Sezione GIP per l’udienza preliminare, sono stati 407 e, di questi, 73 sono stati definiti dal GUP con riti alternativi, con una deflazione del numero dei processi rinviati al dibattimento pari soltanto al 18%;

 

E) EFFICACIA DELL’ATTUALE SISTEMA SANZIONATORIO IN MATERIA DI REPRESSIONE DELLE VIOLAZIONI TRIBUTARIE.

 

I recenti provvedimenti di depenalizzazione hanno avuto sensibile incidenza sui procedimenti in materia penale-tributaria già di competenza del Tribunale oltre che, in generale, su quelli già attribuiti alla competenza della soppressa Pretura.

Così, in conseguenza della modifica della legge n. 516/1982, operata dal decreto legislativo 10.3.2000 n. 74, il numero dei processi per reati di natura tributaria trattati dalla Sezione GIP è stato pari a 115, mentre soltanto 14 sono stati quelli giudicati dalla Sezione Penale.

 

F) PRESCRIZIONI

 

Le prescrizioni dichiarate nel periodo sono state: n.17 dal G.I.P., n.15 dalla Sezione penale.

Dette prescrizioni, riguardanti, per la maggior parte, contravvenzioni, sono state causate dalla gravissima situazione, nella quale si è trovato l’Ufficio, le cancellerie in particolare, a seguito dell’unificazione, che ha costretto il personale a dare priorità agli adempimenti più urgenti, finendo per trascurare, nello specifico, i decreti penali di condanna; situazione, peraltro, ora potuta superare con la messa a regime della nuova organizzazione degli Uffici unificati.

 

G) PROVVEDIMENTI RELATIVI AGLI AUTORI DEL REATO RIMASTI IGNOTI.

 

Di interesse, a proposito di microcriminalità e pur nella sua assoluta genericità, è il fatto che, nel periodo, sono sopravvenuti all’Ufficio G.I.P. n. 2584 procedimenti contro ignoti, dei quali 2410 esauriti e 687 rimasti pendenti.

Il dato ritorna ad una normalità, che sembrava pesantemente contraddetta dai numeri del precedente periodo (8496 pervenuti e 10.283 esauriti), dovuti certamente agli accumuli e ritardi conseguiti, nell'immediato, all' unificazione degli Uffici.

 

II

GIUSTIZIA CIVILE

 

RIF.a) Il dato più significativo, circa l’andamento della litigiosità nel circondario, è certamente fornito dal continuo calo della sopravvenienza delle cause civili di cognizione ordinaria: dopo la rilevante diminuzione verificatasi nello scorso periodo, quando il numero di queste cause è passato dalle 2986 del periodo 1/7/'99-30/6/'00 alle 1993 del periodo 1/7/’00-30/6/’01, il loro numero ha continuato a contrarsi anche nel periodo in esame, se pure in misura molto minore, scendendo a 1952.

Il calo, che, nel periodo precedente aveva riguardato l’intero comparto del contenzioso civile (comprensivo anche delle cause della Sezione Stralcio, delle separazioni e dei divorzi giudiziali, delle interdizioni e inabilitazioni, nonché dei reclami), sceso da 5661 procedimenti del periodo 1998-'99 ai 3434 del periodo 1999-'00 ai 2332 del periodo 2000-'01, era certamente dovuto, in buona parte, all’aumento di competenza del Giudice di Pace, con particolare riferimento alle cause di opposizione alle ordinanze-ingiunzioni amministrative. Peraltro, come si annotava nella precedente relazione, un calo progressivo di tale rilievo doveva essere stato causato anche da altre ragioni, meritevoli di una verifica in ambito quanto meno distrettuale; non ultima tra queste, l’elevato costo dei processi e la loro durata, spesso incompatibile con le esigenze del commercio o con i bisogni immediati delle parti; così che ne risulta certo incentivata l’efficienza transattiva, ante-causam, degli studi legali. Né può sfuggire come la diminuzione della litigiosità stia andando di pari passo con il calo demografico, di cui già si è detto sub I-A-rif.5, (la popolazione del circondario di Trieste, pari, al 30/6/’02, a 235.630 persone, è calata mediamente negli ultimi anni, compreso il saldo migratorio, di oltre 1500 persone all’anno) e con il ristagno economico, denunciato anche dal nuovo incremento delle sentenze di fallimento, passate dalle 47 del periodo 1999-'00 alle 28 di quello 2000-'01 alle 44 di quello in esame.

In questo quadro, il dato delle sopravvenienze complessive del contenzioso civile, attestatosi, nel periodo in esame, sulle 2367 cause, fa fondatamente ritenere che la domanda di Giustizia, rivolta al Tribunale, stia assestandosi sui 2300-2400 procedimenti contenziosi.

Resta il fatto che la litigiosità nel circondario mantiene livelli rilevanti, soprattutto sotto il profilo qualitativo: se rapportata ad una popolazione di circa 235.600 persone, essa esprime, in percentuale(n. 842 procedimenti di sola cognizione ordinaria ogni 100.000 abitanti, superiore, sia pure soltanto del 3,5% alla media nazionale, attestata sul numero di 815), una pur sempre consistente domanda di giustizia, alimentata dai traffici commerciali, che caratterizzano il contesto economico della città e del suo porto.

Queste cause attengono, infatti, per la maggior parte, a controversie per inadempimenti contrattuali; si aggiungono, in numero sempre più rilevante, le cause di risarcimento danni per colpa professionale dei medici; purtroppo sempre numerose restano quelle per il risarcimento dei danni da incidenti stradali, certo incentivati dalla grande quantità, non meno che dalla velocità del traffico; la forte diminuzione delle cause erariali del distretto risulta compensata dall'aumento di quelle relative al riconoscimento dello "status" di rifugiato; è, peraltro, cessata la giurisdizione del Giudice Ordinario sulle cause per il pagamento di diritti doganali.

 

Va, peraltro, segnalata un incremento dell'incidenza delle impugnazioni, rispetto alle controversie definite in primo grado: passa dal 3% del precedente periodo al 8%. Anche se, la variazione percentuale resta il risultato di un aumento numerico pur sempre molto contenuto.

 

RIF. b) Quanto alla durata media dei processi, un programma informatico predisposto dai funzionari di cancelleria, dott.ssa Consoli e dott. Leo, ed operativo dall’inizio del 2001, consente finalmente di dare risposte certe: ne risulta che il tempo medio di esaurimento dei procedimenti dell’intero contenzioso civile (cognizione ordinaria, famiglia, stralcio, reclami, proc. speciali), che in detto periodo si sono effettivamente conclusi, è sceso, in questo periodo, da 610 a 409 giorni (anni 1,12 contro un dato medio del distretto pari a 1,87).

Se, poi, il computo va a riguardare soltanto la durata media delle cause del contenzioso ordinario, con esclusione dei procedimenti speciali, la cui durata media è di 35 giorni, il dato si attesta sui 637 giorni (anni 1,75, contro un dato medio del distretto pari a 2,03).

Ancora, se la durata media di dette cause viene computata unicamente con riguardo a quelle definite con sentenza, il dato sale a 2,63 anni (non è noto l’omologo dato distrettuale).

Merita ricordare che in un recente articolo (1/8/'02) del settimanale "Panorama", dedicato ai tempi del processo civile e basato su dati ministeriali, il Tribunale di Trieste si colloca al 12° posto (1° nel distretto) tra i 166 tribunali italiani, con una durata media dei processi calcolata in 292 giorni, contro una media nazionale di 623 giorni. Non è noto il metodo di calcolo, che, evidentemente, si differenzia da quello qui utilizzato per una diversa scelta dei parametri impiegati; ma resta il fatto che, in un computo statistico, fondato, per tutti gli uffici, su uguali criteri, il Tribunale di Trieste si colloca tra i primi.

 

Resta il fatto, sul quale concentrare l’attenzione anche nel prossimo periodo, che le cause di cognizione ordinaria pendenti presso questo Ufficio da oltre 3 anni risultano, tuttora, in numero di 800; ciò anche se va dato atto della consistente riduzione ottenuta nel periodo, rispetto ad una pendenza ultratriennale, che, nel periodo precedente, ammontava a 844 e 440 cause, rispettivamente già di competenza della Pretura e del Tribunale.

I termini di deposito, sono stati rispettati, nel periodo in esame, in una percentuale del 62%, inferiore a quella del periodo precedente, pari al 72,5%. Ma va anche rilevato che le sentenze emesse in questo periodo sono state, complessivamente, molte di più di quelle emesse nel periodo precedente: 2192 contro 1586; così che le sentenze depositate in termine sono numericamente superiori a quelle dello scorso periodo:1446 contro 1150.

La maggior parte dei ritardi riguarda le sentenze di rito monocratico (44 entro 120 giorni e 30 oltre detto termine, quanto alle sentenze collegiali – 200 entro 60 giorni e 472 oltre, quanto alle sentenze monocratiche) e, fatta eccezione per alcuni casi di sovraccarico di alcuni giudici, trova spiegazione soprattutto nel carico accumulato da GOT, ormai cessati dall’incarico, i quali, più volte richiamati al rispetto di detti termini, stanno tuttora completando il deposito delle sentenze emesse.

 

RIF. j) Ma certo singolare appare, sempre rapportato al numero dei residenti, l’andamento del numero dei procedimenti di separazione e divorzio: contro i 987 matrimoni (522 civili e 465 religiosi), celebrati nel circondario in questo periodo (1154 e 1172 quelli dei due precedenti periodi), ben 745, dal 1/7/’01 al 30/6/’02, contro le 631 e le 589 dei due periodi precedenti, risultano essere stati, tra consensuali(592) e giudiziali (153), i ricorsi per separazione dei coniugi e 429 quelli per divorzio (v. anche qui l’aumento, rispetto ai 405 ed ai 384 dei due periodi precedenti).

Qui quello che colpisce è la veloce progressione di questi numeri, nonostante la continua diminuzione sia della popolazione, sia del numero dei matrimoni.

Oggi, a Trieste, il numero delle separazioni pronunciate in un anno si va ormai avvicinando a quello dei matrimoni, celebrati nello stesso periodo.

Né si può sottacere come questo dato, certo significativo della crisi dell’istituto della famiglia, ma anche della peculiarità della composizione e del costume sociale della popolazione del circondario, continui ad essere l’unico in controtendenza, rispetto al progressivo calo demografico. E tanto più pesanti risultano questi dati per chi deve settimanalmente occuparsi di ricorsi sempre più spesso relativi a coppie giovanissime, sposatesi anche soltanto da pochi mesi; oppure a coppie ormai anziane, nelle quali la reciproca insofferenza prevale sul naturale bisogno di solidarietà dei vecchi. Unico dato positivo resta il fatto che le separazioni giudiziali, trasformate in consensuali, hanno costituito, negli anni dal 1998 al 2001, una media compresa tra il 55 ed il 57% del totale dei ricorsi; anche i divorzi, iscritti come giudiziali, sono stati trasformati in congiunti in ragione, mediamente, del 40%.

Il merito di questo buon risultato, capace, di per sé solo, di bloccare sul nascere una sopravvenienza annuale, tra separazioni e divorzi, di almeno 120-130 cause, tra le più pesanti da gestire e tra le più rovinose per le persone, adulte e minori, che ne sono coinvolte, va riconosciuto anche a tutti quegli avvocati, che con umanità e professionalità coadiuvano la presidenza in questo lavoro, condividendone lo sforzo di mediazione.

Sempre a questo riguardo, va anche segnalato come l’audizione dei coniugi fornisca, sempre più spesso, il preoccupante spaccato di una società, nella quale convivono sacche di vera e propria povertà, quasi sempre mascherata dal fatto che la grande disponibilità di alloggi popolari a bassissimo costo consente una vita dignitosa anche a persone, che, altrove, non avrebbero dove vivere.

L’Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale di Trieste (ATER, ex IACP) dispone, nella provincia, di 17.000 alloggi, dei quali 9.000 ceduti a riscatto e 12.000 dati in locazione. A Trieste 40.000 persone su 218.000 abitano in case ATER, in pratica, una famiglia su cinque. E gran parte di queste persone hanno più di 65 anni, vivono di una pensione spesso non superiore alla minima e, se decidono di separarsi, dividendo le già scarse risorse, sono in miseria.

L’ATER triestina stima che, nei suoi alloggi, ogni 100 minori dei 15 anni ci siano ben 446 anziani, percentualmente molti di più che nel rapporto da 100 a 265, che esiste tra giovani e anziani nell’anagrafe cittadina.

 

RIF.d) La sezione civile del Tribunale, sotto la guida esperta del presidente Da Rin, con i giudici Morvay, Sansone, Mulloni, Fanelli, Picciotto, Merluzzi, Barzazi e Zucchetto, nonché Sonego e Multari incaricati in via esclusiva del settore lavoro, anche nel periodo in esame ha risposto in modo più che sufficiente: grazie allo stabilizzarsi, già evidenziato sub a), del numero delle cause di cognizione ordinaria, iscritte nel periodo (1952), l’esaurimento, tra sentenze, conciliazioni, estinzioni, etc., di ben 2332 cause civili, cioè di un numero superiore del 13,5 % a quello del precedente periodo (2054), ha comportato una significativa diminuzione della pendenza dei procedimenti di cognizione ordinaria, che passa dai 4371 processi del 1/7/’01 ai 3991 del 30/6/’02.

Come, peraltro, viene qui di seguito specificato, è l’intero complesso del contenzioso civile (cognizione ordinaria + stralcio + separazioni giudiziali + divorzi giudiziali + interdizioni e inabilitazioni + reclami + appelli) che vede diminuita la pendenza di ben 740 procedimenti, passando da 5284 a 4544.

E la diminuzione di dette pendenze "desta persino stupore" (così il presidente della sezione) "dal momento che l’organico della sezione, appesantito già da una vacanza, ha risentito del congedo per maternità dei giudici Fanelli e Multari" (quest’ultima, peraltro, assegnata alle cause di lavoro e previdenziali).

Tutto ciò attesta il gravoso, quanto proficuo impegno dei magistrati della sezione.

Il numero delle sentenze emesse è aumentato, se pur di poco (832 contro le 816 e le 828 dei periodi precedenti), mentre torna ad aumentare, da 1155 a 1398, il numero delle cause esaurite con altre modalità (conciliazioni, estinzioni, etc.), diverse dalle riunioni (98); dato, peraltro, che non deve meravigliare, se si considera che, nel periodo 1/7/’99-30/6/’00 il numero delle cause esaurite con modalità diverse dalla sentenza era salito fino a 1902. Né meno interessante è constatare che le sentenze collegiali sono scese da 241 a 79 a 33, mentre quelle monocratiche sono salite da 587 a 737 a 799 .

Tutto ciò sembra dimostrare che uno dei principali effetti dell’unificazione continua ad essere quello di dissuadere le parti dal proseguire, davanti al Tribunale, quella miriade di cause minori, che pendevano davanti alla Pretura e che, evidentemente, non giustificavano più né il rischio, né le spese del processo.

Altra osservazione, certo rilevante per un progetto organizzativo che tenga conto delle risorse necessarie a ciascun settore, è quella relativa al rapporto tra i processi di cognizione ordinaria esauriti con sentenza e quelli esauriti con altre modalità, per riunione, etc.: poiché il numero dei primi ammonta a 832 e quello dei secondi a 1500, per un totale complessivo di 2332, ne risulta che i processi definiti con sentenza sono circa il 35,6 del totale di quelli esauriti; e, poiché la potenzialità produttiva di un giudice civile, gravato, come si è visto, da altri incarichi, si assesta, mediamente nell’anno e nei soli processi di cognizione ordinaria, attorno alle 100 sentenze, ne consegue che ciascun giudice può trattare, in un anno, esaurendoli, una media di circa 300 processi di sola cognizione ordinaria.

Ancora, questi dati dimostrano la veloce, progressiva diminuzione delle cause rimesse alla decisione collegiale ed il conseguente aumento di quelle di rito monocratico.

Alle 832 sentenze, emesse a definizione delle sole cause civili di cognizione ordinaria, si devono, poi, aggiungere, fino a un totale complessivo di 1092, le altre sentenze emesse in procedimenti contenziosi (escluse quelle dei giudici del lavoro, della sezione stralcio, dei divorzi congiunti, della sezione fallimentare, contando le quali il totale sale a 1616 ): dato che, più di ogni altro, sta a dimostrare il buono stato di salute del settore, capace, nonostante abbia sofferto di una vacanza e di un congedo per maternità, di mantenere l’ottima produttività dei precedenti periodi (1077sentenze nel ’99-’00, 1153 del ’00-’01).

Nonostante l’aumento dei ricorsi per separazione e divorzio, continuano, peraltro, a diminuire le cause, che, in queste materie, si concludono con sentenza: 40 quelle di separazione, contro le 42 e le 62 dei precedenti periodi; 49 quelle di divorzio contro 59 ed 87. Ciò, ovviamente, trova riscontro nell’aumento delle separazioni consensuali e dei divorzi congiunti.

E mentre diminuisce anche il numero delle sentenze di interdizione e inabilitazione (30 contro le 33 e le 51 dei precedenti periodi), tornano ad aumentare a 44 quelle di appello sulle sentenze del Giudice di pace (24 e 60 quelle dei precedenti periodi).

Le sentenze di lavoro o previdenza e assistenza, emesse in grado di appello sono state 95, contro le 103 e le 65 emesse nei periodi precedenti. Grazie al faticoso impegno dei giudici Morvay e Mulloni, coadiuvati dal consigliere Pellegrini in qualità di applicato, si è andato, così, concludendo (ne restano pendenti soltanto 5, fissate a giorni), lo "stralcio" di queste cause, rimaste di competenza del Tribunale.

Poiché i magistrati, addetti nell’intero periodo a questo contenzioso, sono stati, con il presidente della Sezione, soltanto 8 (un posto è vacante, il giudice Fanelli è in congedo per maternità dal 22/1/’02 e, per di più, il giudice Morvay è anche applicato alla Sezione Stralcio), la media delle sentenze, emesse da ciascun giudice in procedimenti del contenzioso civile (sempre esclusi il lavoro, lo stralcio, i fallimenti e i divorzi congiunti), si mantiene sul dato sicuramente apprezzabile dello scorso periodo, pari a circa 136 sentenze per giudice, 104 delle quali riguardanti processi di cognizione ordinaria..

A queste restano, poi, da aggiungere, per quanto detto, le 301 sentenze di divorzio congiunto, le 44 dichiarative di fallimento, le 4 di stato civile, nonché le 58, redatte dal dott. Morvay quale applicato alla sezione stralcio; tutte sentenze che fanno anch’esse parte del lavoro dei giudici della Sezione Civile, al quale si aggiungono, per ciascuno di loro, gli altri incarichi già menzionati.

Numerosi (circa 100) i procedimenti di cui agli artt.710 CPC e ) L. 898/'70, riguardanti modifiche dei regimi di separazione e divorzio.

Né va dimenticato che ciascuno di essi è gravato da altri incarichi di non trascurabile peso:

i giudici Picciotto e Barzazi si occupano dell’Ufficio Tavolare (n. 14.745 i decreti emessi nel periodo); i giudici Mulloni e Merluzzi sono i giudici delegati ai fallimenti (124 le istanze sopravvenute, 141 quelle esaurite); i giudici Sansone e Merluzzi trattano le esecuzioni immobiliari (340 le esaurite contro le 241 sopravvenute); il giudice Fanelli ha trattato, per un certo periodo, le esecuzioni mobiliari, seguendo, quanto a queste, il tirocinio dei GOT, curato, per le altre materie, dai giudici Morvay e, in particolare, Picciotto; i giudici Morvay e Mulloni hanno costituito il collegio per le cause di lavoro e previdenza in appello (96 le sentenze emesse con una pendenza residua di 3 cause di lavoro e 2 di previdenza e assistenza); il dott. Picciotto svolge anche le funzioni di referente informatico per il settore civile e il dott. Sansone, oltre che giudice del Registro, è il magistrato collaboratore del CSM per la formazione dei magistrati; il giudice Morvay è applicato alla sezione stralcio; il giudice Zucchetto è stato incaricato anche di cause di lavoro; infine, il presidente Da Rin presiede anche tutti i collegi del Tribunale della Libertà nei procedimenti di competenza del Tribunale di Trieste e si è occupato del tirocinio degli uditori e dei giudici di pace, incaricandone, quanto ai primi, i giudici Picciotto, Barzazi e Merluzzi.

Un riconoscimento dell’ottimo lavoro svolto merita tutta la cancelleria civile, ben diretta dalla dott.ssa Consoli. Ed una particolare menzione va riservata al programma per l'informatizzazione del contenzioso civile, predisposto dai cancellieri Consoli e Leo e risultato di grande aiuto sia per personale e giudici, sia per il pubblico.

Un saluto, un ringraziamento per l’ottimo lavoro svolto prima come GIP, poi come giudice civile, va, insieme ai migliori auguri per il suo nuovo incarico, al dott. Zucchetto, trasferito a sua domanda al Tribunale di Caltanissetta.

 

Quanto alle esecuzioni immobiliari, il notevole impegno, anche organizzativo, dei giudici incaricati della materia (Sansone e, per quelle già assegnategli, Merluzzi) e della cancelleria, diretta dalla dott.ssa Vidulich, ha consentito l’esaurimento di 340 procedimenti contro i 241 sopravvenuti, con un ulteriore, rilevante abbassamento della pendenza da 577 a 478 (erano 648 al 1/7/’00).

Va aggiunto, al riguardo, che l’entrata in vigore della legge n.302/'98, che consente la delega ai notai delle operazioni di vendita con incanto dei beni immobili e dei beni mobili registrati continua a dare scarsi risultati. Questa presidenza ed i giudici incaricati delle esecuzioni si erano impegnati, già nei precedenti periodi, nella ricerca delle necessarie intese operative con l'Ordine Notarile; ma la scarsa disponibilità a questa collaborazione, effettivamente prestata soltanto da pochi notai (dott. Comisso, Giordano, Pasqua e Pellegrini) nonché le difficoltà di coordinamento che ancora permangono tra il professionista delegato e il giudice, hanno limitato i pur possibili effetti della legge n. 302/'98. Così, le deleghe disposte nel periodo sono state soltanto 8 contro le 20 e le 26 dei periodi precedenti; e in numero di 28 sono stati i procedimenti chiusi da notai con il piano di riparto (altri 13 a seguito di rinuncia del procedente e 3 per fallimento del debitore).

 

In forte ripresa il numero delle esecuzioni mobiliari definite (se ne occupano i GOT, sotto la vigilanza e direzione del presidente della sezione), salito dalle 1280 dello scorso anno alle 1589 di questo periodo; nonostante i procedimenti sopravvenuti siano aumentati da 1458 a 1552, la pendenza è diminuita da 1604 a 1567.

Restano, peraltro, le difficoltà di smaltimento di queste procedure, conseguenti al fallimento dell’Istituto di Vendite Giudiziarie ed alla mancanza nella provincia di un’altra consimile impresa.

Merita una menzione il programma informatico, predisposto dalla cancelleria (dott. Butti) e utilizzato sia dal personale, che dai giudici e dal pubblico, con buoni risultati.

 

Positiva anche la situazione dei procedimenti di volontaria giurisdizione, certo aiutata da una notevole diminuzione delle sopravvenienze, scese dalle 4.267 del periodo precedente (4781 quelle del periodo ancora precedente) a 3814; ne sono stati esauriti 3817, portando la pendenza da 286 a 283 (625 quella del 30/6/’00).

Interessa, di fronte a numeri di tale consistenza, procedere ad una specifica dei procedimenti, indicando, qui di seguito, rispettivamente il numero dei sopravvenuti e di quelli esauriti nel periodo:

certificati di eredità: 1731 e 1691;

ammortamenti: 29 e 26;

richieste di nomina del curatore dell’eredità giacente: 84 e 89, di cui 70 con nomina;

nomina di P.U. per la redazione dell’inventario:59 e 57;

opposizione all’espulsione:56 e 44; ciò per un totale di 1959 procedimenti pervenuti e di 1907 esauriti.

Un particolare apprezzamento merita il servizio svolto dal Giudice Tutelare (presidente Da Rin e dott. Camerlengo) con l’emissione di 1750 provvedimenti:

944 le autorizzazioni relative a tutele e curatele; 699 le autorizzazioni al rilascio di documenti validi per l’espatrio; 50 i pareri sulle adozioni e sulla vendita di beni ereditari; 4 le autorizzazioni a donne minorenni per l’interruzione volontaria della gravidanza; 53 altri provvedimenti di varia natura.

Si aggiungono altri 3803 provvedimenti non giurisdizionali, di competenza della cancelleria: atti di notorietà, accettazioni e rinunce di eredità, dichiarazioni sostitutive, asseverazioni giudiziali.

Molto buono, anche in questo settore, il lavoro della cancelleria, anch’esso in corso di informatizzazione sotto l’efficiente direzione del dott. Cogato.

 

Se, poi, va ricordato l’alleggerimento conseguente al trasferimento alla Camera di Commercio delle procedure di omologa delle società (oltre mille erano i ricorsi annuali per l’omologazione di atti societari), va, per contro, evidenziato che il Tribunale di Trieste ha acquisito, con la ex Pretura, anche l’ufficio del Giudice Tavolare (giudici Picciotto e Barzazi), la gravosità del quale, in questo circondario, interamente soggetto al regime tavolare, è sufficientemente comprovata dal fatto che, nel periodo, sono stati emessi n. 14.745 decreti, contro i 14.088 e i 13.451 dei periodi precedenti.

L’aumento del numero delle domande presentate (14.048 del precedente periodo a 15.130) è costante.

Per contro, l’Amministrazione Regionale, dopo l’assunzione di nuovo personale, sta attuando un serio risanamento della gestione amministrativa dell’Ufficio Tavolare. I dati sono significativi dell’entità di questo sforzo, ma anche del grande scarto ancora esistente tra il lavoro dei magistrati, ormai aggiornato, e quello esecutivo, rimesso alla struttura amministrativa e tuttora in arretrato, nonostante il consistente impegno di risorse di quest’ultimo periodo: al 28/6/’02 le domande pendenti erano soltanto 246, mentre i decreti da iscrivere assommavano a ben 4339 e quelli da notificare addirittura a 49812.

Se, dunque, va dato atto alla Regione di essersi efficacemente occupata di un settore, nel quale i dati del disservizio stavano diventando sempre più allarmanti, mettendo in crisi l’intero sistema tavolare, va, comunque , rilevato che l’opera di risanamento richiede, per il suo completamento, ulteriori urgenti risorse.

 

RIF.e) Quanto alle novelle del C.P.C. si fa particolarmente apprezzare la minor disponibilità del processo da parte dei contendenti, specialmente con riguardo ai rinvii delle udienze e dei vari incombenti istruttori, e, soprattutto, la possibilità per il giudice di entrare fin dall’inizio della controversia in contatto con le parti, così da poterne tentare la conciliazione.

Ma, con riguardo alla decisione, pur riconoscendosi qualche vantaggio nella maggiore celerità ed autonomia organizzativa del giudice monocratico, resta il rimpianto della vecchia camera di consiglio e del ruolo profondamente formativo, dalla stessa svolto su generazioni di magistrati. Come giustamente annota il presidente della sezione civile, va sempre più riducendosi quella sede di apprendimento e confronto di esperienze, mentalità, conoscenze, che ha fatto della camera di consiglio la vera scuola non solo di diritto, ma anche di indipendenza ed onestà intellettuale della magistratura italiana.

Ciò tanto più che la residua composizione collegiale del Tribunale non risponde sempre ad una logica, che privilegi la delicatezza e complessità della materia: non è certo così per l’autorizzazione della vendita di un immobile di un incapace o per la nomina di un amministratore di un condominio o, ancora, per un divorzio congiunto.

Così che è giusto chiedersi se non sia venuto il momento di rivedere l’intera riserva di collegialità, ripristinandola almeno per le materie più complesse e delicate.

E’ stata, comunque, cura del presidente di sezione promuovere periodici incontri dei giudici su vari temi, con l’intento di confrontare e, se possibile, di individuare indirizzi giurisprudenziali unitari.

Qualche motivo di giustificato ottimismo, specialmente con riguardo ai tempi di esaurimento dei processi in corso, deriva dalla constatazione che l’attuale numero delle cause civili (di cognizione ordinaria) consente a ciascun giudice civile di avere un ruolo non superiore, mediamente, alle 500 cause.

Peraltro, anche se la riforma del processo civile sembra tenere, non si può sottacere la farraginosità della fase introduttiva e la lunghezza dei tempi tecnici per l’avvio dell’istruttoria: è chiaro che i tempi obbligati dell’attuale processo civile, per il quale la completa integrazione del contraddittorio e la proposizione del thema probandum (udienze 180, 183e 184) possono richiedere anche più di un anno dopo la notifica della citazione, sono del tutto incompatibili con i tempi del giusto processo e con le esigenze di celerità, imposteci dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Giustamente il presidente della Sezione, ha raccomandato a tutti i suoi giudici di abbreviare i tempi, in caso di rinuncia concorde delle parti alle udienze previste. Tutto ciò dovrà indurre il legislatore ad una riforma di questo codice, che sia in grado di assicurare la necessaria velocità processuale.

 

Soltanto 46 (51 nel periodo precedente) sono stati i verbali di conciliazione ex art. 185 CPC, ai quali le parti preferiscono, anche per ovvie ragioni fiscali, scritture private di transazione, alle quali non venga data pubblicità.

E pochissimi (9 in tutto, contro 7 del periodo precedente) sono stati i provvedimenti adottati ai sensi degli artt. 186 bis, ter e quater).

 

In forte calo risulta la domanda di provvedimenti cautelari (116 i sopravvenuti nel periodo contro i 196 e i 273 dei precedenti), che costituiscono pur sempre un notevole impegno per la Sezione: 37 i sequestri anteriori alla causa, 51 i provvedimenti d’urgenza, 16 i possessori, 12 quelli di denuncia di nuova opera o di danno temuto.

 

Sono stati emessi 986 (contro i 900 del precedente periodo) i decreti ingiuntivi ordinari e 62 (contro 69) sono stati gli accertamenti tecnici preventivi.

 

RIF.h): Nel settore del lavoro e della previdenza ed assistenza obbligatoria (giudici Sonego e Multari, con applicazione nel secondo semestre del giudice Zucchetto) il risultato di questo periodo risulta , in parte, condizionato dall’assenza per maternità del giudice Multari, iniziata il 30/4/’02.

Contro una sopravvenienza aumentata a 494 (contro 451 e 396 dei periodi precedenti) per le cause di lavoro ed a 442 ( contro 259 e 394 dei periodi precedenti) per quelle di previdenza e assistenza, i procedimenti esauriti sono stati, rispettivamente, 394 e 312 (contro 702 e 464 del periodo precedente), dei quali 325 e 278 con sentenza (contro le 453 e le 276 del periodo precedente).

La pendenza, che i due giudici, con encomiabile impegno, avevano ridotto, nel precedente periodo, da 1.269 cause di lavoro a 1018 e da 273 cause di previdenza a 68, è, pertanto, risalita rispettivamente a 1139 e a 198.

Peraltro, se pure per la prima volta in questi anni il settore lavoro non risulta in attivo, resta al dott. Sonego il merito di aver fatto, nel secondo semestre del periodo, tutto quanto possibile per contenere la crescita della pendenza, resa inevitabile dall’aumento delle sopravvenienze e dall’assenza dell’altro giudice del lavoro. A lui, nell’imminenza del suo trasferimento al Tribunale per i Minorenni di Trieste, va il ringraziamento dell’Ufficio ed un buon augurio per il suo nuovo impegno.

Quanto al futuro del settore, la destinazione ad esso del giudice Carlesso, operativa già dal mese di settembre, nonché del giudice Barzazi, operativa al suo rientro dal congedo per maternità, consente di ritenere che, con il rientro a gennaio anche del giudice Multari, il settore lavoro potrà ritrovare l’efficiente operatività, che lo ha finora contraddistinto.

Come si vede, le cause di lavoro sopravvenute hanno subito un ulteriore aumento del 9%; di molto maggiore, pari al 41,5%, risulta, poi, l’aumento delle cause di previdenza e assistenza, ma, per queste, va tenuto conto dell’altrettanto rilevante diminuzione delle sopravvenienze (33%), verificatasi nello scorso periodo, rispetto a quello ancora precedente; così che il dato attuale risente, evidentemente, del calo, subito nel periodo precedente dalle sopravvenienze. Né va trascurato il dato per il quale sia le cause di lavoro, sia quelle di previdenza ed assistenza, qui iscritte, risultano, nel rapporto con la popolazione residente, in numero percentualmente inferiore a quello medio nazionale ( in ragione del 32,5%, quanto alle prime, e addirittura, del 75%,quanto alle seconde).

Anche questi dati, da un lato, confermano le caratteristiche dell’economia locale, nella quale prevalgono il settore commerciale e quello terziario, e danno il segno di una diminuita incidenza delle risorse umane rispetto al complesso produttivo; dall'altro, evidenziano il fatto che la provincia di Trieste ha una popolazione tra le più anziane d’Italia, il cui numero si va progressivamente contraendo (21.250 unità in meno nel 2001, rispetto al 1991) e che, per il 43% è titolare di pensione.

Significativa anche la percentuale dei soggetti in cerca di lavoro, rapportata alla complessiva forza di lavoro di sesso maschile: pari al 5.3%, risulta decisamente superiore a quella delle altre province del Nord-est (2,7% quella di Pordenone); (dati forniti dalla locale Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Trieste.).

Anche se, finora, non si è verificata la tanto temuta ricaduta sul Tribunale Ordinario delle controversie del pubblico impiego, va dato atto che il numero delle sopravvenienze comincia a salire: 38, contro 15 dello scorso periodo, sono le sopravvenute e 28 contro 21 le pendenti).

I decreti ingiuntivi, emessi dai giudici del lavoro, sono stati 138 e 4 i provvedimenti emessi ex artt. 18 e 28 dello Statuto dei lavoratori.

L’adozione di un programma ministeriale per l’informatizzazione dei registri sta impegnando da vari mesi la cancelleria, diretta dalla sig.ra Bertossi.

 

RIF.i) Quanto alle procedure di sfratto, la pendenza al 1.7.’01 era complessivamente di 539 procedimenti, contro i 520 pendenti al 1/7/’00 ed i 437 pendenti al 1/7/’99; ne sono pervenuti, nel periodo, 749 (contro i 779 e i 796 dei periodi precedenti) di cui 319 (contro 356 e 400) per morosità, 156 (contro 147 e 179) per finita locazione, oltre a 53 per altre ragioni, quanto agli immobili ad uso abitativo; 167 (contro 181 e 170 per morosità) e 20 (contro 46 e 38 per finita locazione), oltre a 34 per altre ragioni, quanto agli altri.

I GOT (Ozbic e, da ultimo, anche Cameli e Di Paoli), incaricati delle cause di sfratto, ne hanno definiti ben 957 (contro i 760 del precedente periodo), con conseguente rilevante diminuzione della pendenza complessiva da 539 a 331.

Più in particolare, i provvedimenti di rilascio per morosità, per finita locazione o per necessità, sono stati, rispettivamente: 402, 237 e 23 (contro i 367, 138 e 35 del periodo precedente), quanto agli immobili ad uso abitativo e 231, 58 e 6 (contro i 172, 34 e 14 del periodo precedente), quanto agli altri.

Infine, di detti provvedimenti ne sono stati eseguiti, nel periodo, n.432 (contro i 217 del periodo precedente).

Se dall’esecuzione non risultano insorte particolari tensioni, ciò è certo dovuto, almeno in buona parte, all’imponente disponibilità di alloggi popolari (circa 17.000), gestiti dall’ATER (ex IACP) di Trieste e di cui già si è detto sub.Rif.J).

 

RIF.k) Risulta in ripresa, sia pur contenuta, il numero dei fallimenti, dichiarati nel periodo in esame (44, contro i 28, i 45 ed i 55 dei tre periodi precedenti), anche se detto aumento sembra risentire, come è già stato annotato per le cause di lavoro, dell’arresto delle sopravvenienze, verificatosi nel periodo immediatamente precedente.

Continua, infatti, il calo delle istanze di fallimento, scese dalle 167 del periodo ’99-’00 alle 140 di quello ’00-’01 alle 124 del periodo in esame, fornendo un dato passibile di una doppia lettura: quella che ne fa l’espressione del benessere economico del circondario, oppure quell’altra, che vi vede un’ulteriore prova di una stasi della dinamica imprenditoriale, in sintonia con altri dati, pure forniti dalla locale CCIIA (contrazione del 31,5% del valore delle esportazioni, nonché del 27% delle importazioni, rispetto allo stesso periodo 2000-'01; passivo del saldo commerciale pari a 71,3 milioni di euro, uno tra i più pesanti delle province italiane; aumento, oltre il raddoppio, delle ore, concesse nel 2001 dalla Cassa Integrazione Guadagni a titolo di integrazione dei salari per la riduzione degli orari di lavoro ridotti per crisi economiche o processi di riconversione) e significativi di un ristagno delle attività produttive, poco o niente compensato dal fatto che la provincia di Trieste è, tra quelle del Friuli Venezia Giulia, quella con la più alta densità bancaria e con la più accentuata vocazione al deposito di fondi, che, evidentemente, vengono poco o nulla investiti in attività produttive.

Va, peraltro, segnalato il dato positivo fornito dalla locale Camera di Commercio, che comunica che, alla fine del primo trimestre di quest’anno, il numero delle imprese attive sul territorio della provincia è salito a 15.435 unità, con un incremento del 7,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

 

Quanto alla loro tipologia, trattasi di fallimenti, che continuano a riguardare imprese dei settori dell’abbigliamento e dell’import-export, ma che hanno investito pesantemente anche il settore edilizio e quello dei trasporti.

Tra quelli dichiarati nel periodo, vanno qui menzionati i fallimenti della impresa edile "Bandelli Costruzioni srl", delle agenzie di viaggi "Trieste Travel srl" e "Bora Viaggi Top srl", delle imprese di trasporto e spedizione "Lorry Trans sas" e "Nokasped srl", dell'impresa "Alle Rive Mobili Stock srl" e della "Nordest Elettrodomestici srl".

L’impegno dei giudici delegati Mulloni e Merluzzi, ben coadiuvati dalla cancelleria diretta dal dott. Leo, ha consentito la chiusura di 31 fallimenti (55 quelli chiusi nel precedente periodo) e, tra questi, di notevole rilievo quelli delle società ""Edilizia Generale sas", "Tullio D'Angelo srl", "Fratelli Visentin snc" e "Costruzioni Visentin snc", tutte del settore edile.

La pendenza, in questo delicato settore, già scesa dai 202 fallimenti pendenti al 30/6/’00 ai 175 del 30/6/’01, è risalita a 189.

Continuano a gravare sulla sezione alcuni fallimenti di particolare complessità, come quelli delle società del gruppo "Tripcovich",nonché quelli della "Costruzioni Chersa di S. e A. Chersa e &", grossa impresa di costruzioni edili, della "ATEC s.n.c"., primo caso nazionale di fallimento di un Istituto di Vendite Giudiziarie, della "Immobiliare SASI", della "SEA-Società Edile Adriatica spa." e di altre imprese di costruzioni.

E’ importante segnalare che la fase prefallimentare resta di norma contenuta in un periodo di circa 4 mesi dalla presentazione dell’istanza e che la particolare attenzione mostrata dalla Sezione per le conseguenze economiche e sociali provocate dalla crisi dell’impresa, ha quasi sempre consentito, anche nel caso di gravi dissesti, di attuare soluzioni misurate e condivise.

 

RIF.m) I procedimenti di opposizione ad espulsione sono stati 56, contro i 29 ed i 36 dei periodi precedenti. Nessuna delle sentenze emesse risulta impugnata.

 

RIF.n) I procedimenti di opposizione a sanzioni amministrative, rimasti in carico al Tribunale sono stati esauriti in ragione di 95 sui 62 iscritti. Nessuna sentenza è stata impugnata.

 

RIF.d) Resta urgente il reperimento di un numero adeguato di giudici onorari (G.O.T.), da ricercarsi possibilmente tra quei giovani laureati in giurisprudenza, che intendano prepararsi al concorso per uditore giudiziario o che, comunque, non intendano intraprendere la professione forense, con la quale detto incarico onorario è ormai incompatibile.

La cessazione, con il mese di settembre, anche degli incarichi da tempo affidati ai G.O.T. avv.ti Nurra e Pompili, ha imposto la ridistribuzione delle cause già a loro assegnate ed ancora pendenti.

Insieme ad un ringraziamento ai G.O.T. uscenti per il lavoro svolto in questi anni, va augurato buon lavoro ai nuovi G.O.T, dott.ri Camerlengo, Ozbic, e, da ultimo, Cameli, Gaglio e Di Paoli. Tutti stanno dando buona prova di sé, anche se una particolare menzione meritano, per la qualità e la quantità del lavoro svolto, il dott. Ozbic, incaricato delle cause di locazione e delle esecuzioni immobiliari, nonché il dott. Camerlengo, incaricato delle funzioni di Giudice tutelare, unitamente e sotto la vigilanza del presidente di sezione, dott. Da Rin..

 

RIF.f) Sempre in tema di giudici onorari, La Sezione Stralcio, entrata in funzione il giorno 11 nov. ’98 e costituita, secondo la pianta organica per la stessa prevista, da 2 giudici onorari aggregati (GOA), ha, in realtà, funzionato con un solo GOA (il dott. G. Fermo); il secondo posto, dopo la breve ed improduttiva parentesi costituita dalla nomina di un notaio, è stato coperto, per tutto il periodo, dall’applicazione di un altro giudice della sezione civile (dott. Morvay).

Anche se il numero delle cause rimaste pendenti rende, ormai, inattuale la richiesta al C.S.M. di bandire con urgenza un nuovo concorso per la copertura del posto di G.O.A. rimasto vacante, va qui ricordato il gran lavoro svolto, e tuttora in corso, da parte di questo unico GOA, nonché dal dott. Morvay, in aggiunta agli altri suoi incarichi.

Al loro lavoro si deve la concreta possibilità di esaurire la pendenza della sezione stralcio entro la primavera del 2003, in anticipo sul tempo massimo, previsto per il termine del prossimo anno. Ed è chiaro che i tempi di definizione dello stralcio avrebbero potuto essere ulteriormente contenuti, se la sezione avesse potuto disporre dell’organico, con il quale era stata costituita.

Il numero, pur contenuto, non deve, infatti, ingannare sulle possibilità di uno smaltimento veloce. Si tratta, infatti, di cause quasi tutte inasprite dal fallimento dei vari tentativi di conciliazione, comunque ormai pronte per una decisione da troppo tempo attesa e che dovranno, quindi, necessariamente concludersi con una sentenza, resa per lo più molto impegnativa dallo stratificarsi delle domande ed eccezioni.

Venendo, ora, all’esame del numero di cause esaurite e rimaste in carico alla Sezione, la pendenza iniziale pari, nel novembre 1998, a 921 cause, alle quali si sono aggiunte, quali sopravvenute, le 46 già di competenza del Pretore (più altre 10 successivamente) è stata abbassata, in meno di 4 anni, alle attuali 156, delle quali 83 ne restano in carico al dott. Fermo, 72 al dott. Morvay e 1 al presidente Da Rin (223 le definite nel periodo, delle quali ben 172 con sentenza: n.114 il dott. Fermo; n.58 il dott. Morvay).

Quanto, infine, ai mezzi ed alle strutture messe a disposizione della Sezione, essa gode di locali ed impianti informatici adatti e di una cancelleria sufficiente.

 

RIF.d) Nelle precedenti relazioni si affermava che la vera scommessa sul Giudice Unico era quella che si sarebbe giocata sulla capacità del nuovo ufficio di mantenere, anche dopo la presa in carico del pesante arretrato della Pretura, il buon livello di produttività, tanto faticosamente, ma finalmente ottenuto dal Tribunale.

Questa scommessa oggi può esser data per vinta.

Come si vede, all’esito di questa disamina, tutte le strutture, sia penali che civili dell’ufficio unificato hanno avuto una sostanziale tenuta ed, anzi, in numerosi settori la pendenza, certo aiutata anche da una sensibile riduzione delle sopravvenienze, è notevolmente diminuita.

Si tratta di un risultato certamente buono, al quale hanno concorso tutti gli addetti al settore, magistrati e personale delle cancellerie.

Ed un particolare apprezzamento va ai responsabili delle statistiche: per il settore penale, la dott.ssa Contento; per quello civile il dott. Leo, che si è fatto molto apprezzare anche per il suo lavoro di responsabile degli archivi.

Concluso il riassetto edilizio e logistico dell’Ufficio, le risorse sono state destinate a completare le dotazioni dei giudici e delle cancellerie, in termini di arredi, di computers (tutti i magistrati e tutto il personale ne sono ormai dotati), di grandi archivi compattati e scorrevoli, di impianti di video-registrazione (ne dispongono tutte le 4 aule penali), di archivi rotanti (4 in funzione e 2 da installare entro breve); notevole per quantità e qualità il lavoro, tuttora in corso, di catalogazione informatica dei volumi e di sistemazione della biblioteca, finalmente utilizzabile, sia pure nei limiti di un orario mattutino, imposto dalla mancata previsione di un posto di bibliotecario nella pianta organica.

Né può essere sottaciuto il decisivo apporto, anche economico, che il Comune di Trieste ha continuato e continua a prestare, non soltanto sobbarcandosi la spesa per i traslochi e per la manutenzione dei locali interessati dagli spostamenti, ma collaborando a questa "impresa" con la massima disponibilità e competenza dei suoi dirigenti e funzionari.

Ma, in coda alle molte note positive, va pur detto qualcosa anche a proposito delle carenze di personale amministrativo, verificatesi nel periodo in esame. Rispetto alla nuova pianta organica, sono attualmente vacanti 2 posti di direttore su 3, 6 posti di cancelliere C2 su 11, 1 posto di cancelliere C 1 su 21, 7 posti di operatore B3 su 7, 1 posto di autista su 4 ed 1 posto di contabile.

Si tratta di ben 18 posti su 98, che, pur compensati dalla presenza di 5 operatori B1 in soprannumero, fanno, comunque, risultare una scopertura di 13 posti, pari al 13%.

Questa situazione, specie dopo l’interruzione delle assunzioni di personale trimestrale, ha pesantemente penalizzato gli Uffici proprio nel momento in cui l’unificazione imponeva un profondo riassetto delle cancellerie e lo smaltimento dell’arretrato, accumulato dalla Pretura.

Grazie al proficuo impegno di tutti gli addetti, sono stati, nondimeno, pienamente soddisfacenti i risultati, conseguiti dai servizi della consegnataria ( dott.ssa Pressello), del campione penale (sig. Portacci e dott. Utili), del campione civile (dott. Cogato), del modello 12 (dott.ssa Pressello), dei corpi di reato (sig. Paparot), degli archivi (dott. Leo), della segreteria della presidenza (sig.re Amadio e Burolo) e della segreteria incaricata delle questioni tecnico-logistiche (sig.ra Aimo).

Il risanamento di quasi tutti i settori, come la tenuta di quelli più in crisi, è il risultato della preparazione e della motivazione, con la quale l’insieme del personale, diretto dal dott. Romano con grande capacità e molta disponibilità, ha affrontato, spesso con personali sacrifici, la riforma del Giudice Unico.

 

RIF.c) La struttura edilizia, messa a disposizione del Giudice di Pace da parte del Comune, dislocata sulla stessa via, che fiancheggia il Palazzo di Giustizia, risulta del tutto adeguata alle attuali necessità di quell’Ufficio. Buona la dotazione di giudici (presenti 12 sui 15 previsti in pianta), nonché la qualità del lavoro svolto, a giudicare dal numero veramente esiguo di appelli (36 nel periodo, in una percentuale pari al 3,18% delle 1145 sentenze depositate), nonché dei ricorsi per Cassazione, limitati a 6; e ciò pur tenendo nella giusta considerazione l'indubbio potere dissuasivo, esercitato sulla giustizia minore dai costi della lite.

Meritano una specificazione i numeri delle sole cause di cognizione ordinaria: ne sono sopravvenute 1.142; ne sono state esaurite 1.220, delle quali 699 con sentenza; la pendenza è diminuita, nel periodo, da 722 a 644.

Quanto all’esito delle impugnazioni, le sentenze di appello, emesse dal Tribunale e pubblicate nel periodo sono state 44: 10 di conferma e 34 di accoglimento totale o parziale.

Si consideri che, sempre nel periodo in esame, sono state iscritte davanti al Giudice di Pace n. 1.782 cause (contro le 1.870 e le 1605 dei precedenti periodi) delle quali n. 1.747 (contro le 1.764 e le 1.424 dei precedenti periodi) sono state definite: n. 1.145 con sentenza (contro le 1117 e le 801 dei precedenti periodi), 563 sono state cancellate (contro le 510 e le 499dei precedenti periodi) e 25 sono state conciliate (contro le 30 e le 44 dei precedenti periodi), così che l’attuale pendenza di 940 cause resta di poco superiore alle 948 cause pendenti al 30/6/’01.

Delle cause pendenti,736 sono in istruttoria e 204 in attesa dell’udienza di prima comparizione..

E’ importante, poi, evidenziare come le sentenze, pronunciate secondo equità, siano state in numero di 267, cioè il 23,32% del totale.

Quanto alle materie che alimentano il contenzioso davanti al Giudice di Pace, l’esame delle sopravvenienze del periodo in esame fornisce un utile spaccato:

480 le cause relative a beni mobili (27%); 577 quelle di risarcimento danni dalla circolazione di veicoli e natanti (32,5%); 73 le opposizioni a decreti ingiuntivi (4%); 6 quelle relative alla misura e alle modalità d’uso dei servizi condominiali (0,35%).

Peculiarità tutta triestina è l’enorme numero dei decreti ingiuntivi emessi dall’Ufficio: qui ha sede legale il Lloyd Adriatico di Assicurazioni, che, nella generalità dei contratti di assicurazione R.C. auto applica una franchigia, che, in caso di incidente, viene recuperata, nell'inerzia degli assicurati, con ricorsi per decreto ingiuntivo (19.000 nel periodo, contro i 25.000 del periodo precedente).

Fortunatamente per l’Ufficio, le opposizioni, certo sconsigliate dall’esiguità delle somme in questione, si mantengono in numeri molto contenuti.

Giustamente il Giudice Coordinatore, dott. Vascon, che, ben coadiuvato dalla dirigente, dott.ssa Famulari, regge l’Ufficio fin dalla sua istituzione, con molta capacità ed esperienza, lamenta l’insufficienza dell’attuale organico degli assistenti, ridotto da 5 a 4, e con altrettanta ragione chiede un congruo aumento del personale (3 cancellieri e 4 operatori), che tenga conto della recente attribuzione al Giudice di Pace anche della competenza penale.

RIF. g) Non risultano insorte, nel periodo, questioni relative ai rapporti tra diritto interno e diritto comunitario.

 

IV

 

E’ stata segnalata, nel periodo, la trasmissione alla Corte Costituzionale la questione di legittimità costituzionale dell’art. 5 della Legge n.53, del 28/2/1983, co.32,36 e 39, in combinato disposto con il D.M.25/11/1985, art.1, lett. a), nella parte in cui prevede il pagamento della tassa automobilistica in un’unica soluzione per periodi annuali fissi anticipati, senza prevedere che l’imposta sia dovuta proporzionalmente ai mesi dell’anno, in cui si è protratto il possesso del veicolo.

L’eccezione del contrasto di questa normativa con gli artt. 53 e 3 della Costituzione non è stata ritenuta manifestamente infondata (giudice Morvay).

 

Trieste 25 settembre 2002

Il presidente

Roberto Mazzoncini